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Il settore dell’acquariofilia contava moltissimi appassionati attivi prima della pandemia. Ma da quest’anno, tra nuovi divieti e costi importanti da sostenere, il settore ha subito una grossa battuta d’arresto.
Quanti torneranno a mantenere un acquario?
Il settore sta vivendo una crisi gravissima sotto molti punti di vista. La cerchia di appassionati era già una nicchia di mercato, che si sta restringendo molto velocemente. Pochi giovani si avvicinano all’acquariofilia, sia per i costi elevati da sostenere, sia perché ha poco appeal verso le generazioni nate con lo smartphone in mano.
Dopo un anno e mezzo di pandemia si vedono gli effetti dell’impatto economico contingente: molte persone hanno perso il lavoro e se non possono guadagnare, non possono nemmeno spendere.
Certamente mantenere acquari marini, dolci o laghetti in buone condizioni è una spesa non indifferente: in tempi difficili si tende a dismettere hobby costosi per spendere dove c’è più bisogno.
Inoltre, ci si mettono anche nuove leggi a scoraggiare gli appassionati più fervidi, come quella che regolamenta la commercializzazione di tutti i pesci appartenenti alla famiglia dei ciprinidi.
Vorremmo essere positivi e pensare che a questa crisi seguirà un rinascimento, con tanti cambiamenti positivi che aumenteranno la qualità della vita. Più lavoro agile, meno traffico, più voglia di riprendersi quello che ci è stato tolto, come quegli hobby in cui ci si prende cura degli animali.
Apriamo un’analisi del settore chiedendo agli appassionati di acquariofilia di darci una mano compilando questo brevissimo questionario.