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Abbiamo intervistato Sergio Cristiani, fondatore di Birrificio Oltrepò, in occasione dell’acquisizione del marchio “Birrificio Pavese”, la rivisitazione del logo e di tre birre storiche.
Buongiorno Sergio, a inizio marzo il “Birrificio Oltrepò” ha annunciato di aver rilevato il marchio “Birrificio Pavese”. Che cosa ha comportato l’acquisizione?
Il Birrificio Oltrepò è nato nel 2014 a Valverde e si è specializzato nel produrre birre utilizzando ingredienti del territorio quali mieli e mosto di vino. Ha raggiunto nel 2019, ultimo anno prima del covid, i 50.000 litri prodotti e venduti, pari a circa lo 0,1 % del mercato nazionale della birra artigianale.
Poi però la pandemia ha causato un calo di fatturato di oltre un terzo, e questo ci ha spinto a rivedere la nostra strategia.
Da qui è nata l’idea di affiancare a un marchio affermato (sul territorio ma anche a Milano e in Liguria) come Oltrepò un marchio che avesse birre più semplici, una comunicazione più sbarazzina e una diversa connotazione territoriale.
Si tratta di un primo step di un progetto più articolato che ci porterà all’acquisizione di un impianto di produzione dalla capacità di circa 200.000 litri annui. E da qui l’idea di far rinascere il marchio “Pavese”, che ormai era presente solo marginalmente sul mercato.
Quali sono le birre che sono state rivisitate dopo questa acquisizione?
In prima battuta abbiamo rielaborato tre ricette “storiche” del Birrificio Pavese.
La Bliss è una birra chiara, beverina da circa 5 gradi. Si tratta di una “summer ale”, cioè una birra caratterizzata da luppoli fruttati che regalano una sensazione di freschezza.
Abbiamo poi la Mayflower, birra ambrata in stile American Pale Ale, ricca di luppoli americani con un buon grado di amaro.
Infine la Trip hop, una session IPA che ha la caratteristiche di essere gluten free.
Abbiamo poi in progetto nuove birre che saranno presentate nei prossimi mesi con una veste grafica molto divertente e provocatoria, come deve essere l’immagine ed il concetto stesso di birra artigianale.
Quali sono stati gli obiettivi che vi siete posti con Zero Pixel per il restyling?
Volevamo innanzittutto dare una connotazione territoriale Pavese, in quanto non esistono birrifici artigianali di Pavia. Da qui la rivisitazione del logo, con la “trasformazione” dell’oca presente nel precedente marchio in un airone, più tipico della zona del pavese, e l’aggiunta del ponte coperto stilizzato.
Anche le etichette hanno seguito la stessa impostazione, giocando sull’abbinamento di colori vivi e con una foto di Pavia che spazia dal Borgo Ticino al Vul, con il ponte coperto sempre in evidenza.
Che riscontri hai avuto delle nuove etichette?
Il progetto è stato lanciato inizialmente sia a Pavia che su Milano ed in Emilia. A Pavia le etichette sono piaciute molto in quanto si percepisce una forte connotazione territoriale, con immagini familiari e colori allegri.
Anche fuori da Pavia le etichette sono state molto apprezzate per l’abbinamento colorato in contrasto con i colori della foto della città. Anche per chi non conosce Pavia l’impatto della grafica è comunque accattivante e ben equilibrato.
Ti ritieni soddisfatto del risultato ottenuto e della collaborazione con Zero Pixel?
Ho già avuto occasione di lavorare con Zero Pixel che ha seguito il restyling del sito del Birrificio Oltrepò e di alcune campagne social.
Ho subito pensato a Zero Pixel come partner per questo progetto e sono riusciti a centrare l’obiettivo di restyling sia del logo che delle etichette in poco tempo, aiutandomi a mettere splendidamente su carta le idee che avevo comunicato.
Sono molto soddisfatto anche dei volantini che abbiamo studiato a supporto del lancio del progetto: sono di ottimo impatto e rimangono scolpiti nella memoria della gente, aiutandomi a far rinascere un marchio che per la città di Pava era storico ma ormai nel dimenticatoio…