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Per lo smart working in ambito salute abbiamo intervistato la dott.ssa Beatrice Corsale, in materia di sedute a distanza con la psicologa.
Sedute a distanza con la psicologa: intervista alla dott.ssa Beatrice Corsale
La dott.ssa Beatrice Corsale è psicologa e psicoterapeuta, docente AIAMC, specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale e Psicologia dello Sport.
Si occupa in particolar modo di:
- Disturbi d’Ansia (Panico, Fobie, Agorafobia, Claustrofobia e Disturbo Ossessivo Compulsivo)
- Depressione e Depressione Post Partum (anche tecnica Mindfulness)
- Pessimismo e Bassa autostima
- Lutto e Disturbo Post Traumatico (Trattamento EMDR)
Accogliendo l’indicazione del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, la dott.ssa Corsale offre in questo periodo delle sedute a distanza con la psicologa, che hanno pari efficacia rispetto a quelle effettuate di persona.
Il repentino cambiamento della routine quotidiana, la distanza sociale e la rinuncia alle attività fuori casa hanno bruscamente eliminato molti elementi cruciali per il benessere psicologico. Inoltre, la preoccupazione per la propria salute e per quella dei propri cari, unita alle incertezze per il futuro, anche da un punto di vista economico, portano le persone a vivere in un costante stato di allerta. Tali condizioni talvolta sono accompagnate da un senso di impotenza e di sconforto. Una ricerca condotta da un gruppo di ricerca internazionale ha evidenziato nella popolazione italiana sottoposta a quarantena ansia, noia e insofferenza per la condizione di immobilità. Con il protrarsi delle misure di contenimento, gli studiosi, tra cui ricercatori di Harvard, prevedono un peggioramento delle condizioni psicologiche della popolazione. Gli stessi autori raccomandano interventi volti ad aiutare concretamente le persone a gestire la routine quotidiana tra le mura domestiche.
Ci sono situazioni o fasce della popolazione che possono risentire di più di questa condizione?
Le persone che vivono situazioni conflittuali tra le mura domestiche. L’equilibrio di rapporti familiari già critici è infatti ulteriormente messo sotto pressione dalla convivenza forzata, un giorno dopo l’altro. D’altra parte, le persone sole possono risentire in modo particolare della mancanza di rapporti sociali e della possibilità di praticare attività fuori casa, oltre alla difficoltà di gestire da soli le paure legate alla pandemia e alle sue conseguenze socio-economiche. Le persone che hanno una pregressa fragilità psicologica possono risentire molto dell’emergenza con un aggravamento, anche marcato, della psicopatologia.
I bambini sono un’altra fetta della popolazione, preziosa per il futuro della nazione, che può risentire negativamente di una condizione di isolamento sociale, se è protratta e se gli adulti di riferimento hanno difficoltà a gestirla. La permanenza in casa dei bambini, resasi necessaria per il contenimento della diffusione del Coronavirus, priva i bambini, non solo della possibilità di stare all’aria aperta ma anche e soprattutto del confronto sociale con i coetanei. Questo vale in modo particolare per i bambini che non sono ancora in età scolare e che rischiano di riempire le ore in casa con un abuso di televisione.
Inoltre, se le persone che circondano il bambino hanno difficoltà a gestire la situazione di stress, il bambino apprenderà un modello inadeguato di gestione delle situazioni difficili e questo contribuirà a creare una struttura psicologica più vulnerabile. D’altra parte, qualora i modelli di riferimento del bambino siano invece un buon esempio di gestione della criticità della situazione, sapranno dare informazioni corrette e adeguate all’età, il bambino potrà trarre dei buoni insegnamenti anche da un’esperienza difficile come quella della pandemia.
Quali le ripercussioni si possono prevedere su chi è schierato in prima linea?
Chi ogni giorno si confronta con scelte difficili e con gli effetti di un virus contro cui non si hanno ancora cure specifiche, sperimenta frustrazione e senso di impotenza e può accusare intensi sintomi di stress. Inoltre vive nella costante consapevolezza di poter contrarre il virus e di poterlo trasmettere ad altre persone. Sono persone oberate di lavoro sui cui grava un enorme carico di responsabilità. Hanno turni di lavoro estenuanti, resi ancora più faticosi dalla necessità di indossare i dispositivi di protezione che comprendono anche la tuta. Alcuni hanno le piaghe in volto a causa della maschera. Inoltre, vivono uno scollamento dal resto della società che, distante dall’emergenza, non sempre percepisce appieno la gravità, il dramma e l’impegno che i sanitari vivono giorno dopo giorno. Il personale sanitario non ha il tempo di elaborare le emozioni di quanto accade sotto i propri occhi. Trovarsi continuamente esposti al pericolo di morte propria e altrui può portare allo sviluppo di un Disturbo Post Traumatico, frequentemente riscontrato in chi vive in contesti di guerra o è stato vittima di catastrofi naturali.
In che modo lo psicologo può aiutare ad affrontare queste situazioni?
Il personale sanitario può beneficiare di un supporto psicologico, cui possa accedere facilmente per essere sostenuto nell’elaborare le difficili situazioni che affronta e gestisce ogni giorno negli ospedali o sulle ambulanze. Inoltre, uno studio condotto dall’Istituto di Neuroscienze Cognitive di Huaibei e dall’Università di Singapore, oltre al già citato gruppo di studio internazionale, indicano l’importanza di un intervento psicologico per la popolazione. Suggeriscono anche l’utilità di un intervento cognitivo comportamentale che aiuti, ad esempio, a correggere gli errori di pensiero (bias cognitivi) che portano la persona a vivere in costante allerta. Grazie al colloquio con lo psicologo le persone possono gestire meglio l’ansia e ridurre l’insofferenza per la situazione. Il lavoro psicologico in questa fase permette di contenere le reazioni emotive intense e aiuta ad adottare comportamenti e stili si vita adeguati alla situazione. Tra le altre cose, lo psicologo può aiutare a trovare nuove routine o insegnare tecniche di rilassamento. Lo psicologo può supportare le persone sole a trovare strategie per affrontare meglio questa condizione. Inoltre, nei contesti familiari conflittuali, lo psicologo può inoltre aiutare a ridurre gli scontri tra le mura domestiche. Può inoltre dare indicazioni utili per supportare bambini e ragazzi in questa complessa situazione.
Dott.ssa Corsale, può dare dei suggerimenti per affrontare la quarantena?
Lo psicologo può aiutare a trovare nuove routine che favoriscano il benessere biopsicosociale, nei limiti imposti dalla condizione di pandemia. È importante che la persona scandisca la giornata con orari e attività. La persona deve mantenere o adottare un corretto ritmo sonno-veglia, prendersi cura di sé e del proprio aspetto, curare un’alimentazione sana ed equilibrata, priva di eccessi, dedicare ogni giorno del tempo all’esercizio fisico e coltivare i rapporti sociali. Ad esempio, può condividere per via telematica un pranzo con degli amici o con dei familiari, oppure accordarsi con degli amici per vedere lo stesso film e poi parlarne. I genitori possono creare sessioni di gioco a distanza per i bambini, magari con il gioco dei mimi o con qualche semplice gioco da tavolo che possa essere utilizzato da tutti come, ad esempio, il gioco dell’oca o simili.
Come si stanno adattando le persone allo smart working? Quali potrebbero essere i risvolti psicologici dello smart working protratto per lungo tempo?
L’impatto psicologico dello smart working è stato inizialmente positivo, soprattutto per quei lavoratori che lo utilizzavano già, in forma saltuaria. Si riscontrano alcune difficoltà da parte di chi ha dei bambini da gestire. Si osserva inoltre che, chi lavora utilizzando le videoconferenze può subire lo stress e l’ansia di vedere entrare colleghi e collaboratori nella propria sfera privata, talvolta distante dall’immagine che veniva data nell’ambiente di lavoro. Con il protrarsi della quarantena e, di conseguenza, del periodo di smart working obbligato, i lavoratori a distanza avvertono sensazioni di isolamento. Sono segnalate inoltre difficoltà a concentrarsi e a restare motivati, sebbene queste ultime possano dipendere anche dalle preoccupazioni legate alla diffusione del virus Covid-19 e ai timori per lo scenario socio-economico che ne deriverà.
In che modo le persone possono affrontare meglio questo periodo di incertezza?
È importante considerare che si tratta di un periodo, appunto, di qualcosa di limitato nell’arco della propria vita e della storia umana. Le epidemie si sono verificate anche in altre epoche storiche e i nostri avi hanno affrontato e superato momenti altrettanto difficili. E’ bene pertanto circoscrivere la percezione temporale della situazione. È bene restare informati, evitando però la ridondanza di informazioni. È meglio scegliere un paio di momenti della giornata in cui aggiornarsi sulla situazione e non tenere la televisione costantemente su programmi di informazione, né tantomeno seguire continuamente i social o scandagliare il web alla caccia dell’ultima notizie sul Coronavirus o sulla sua cura. Al contrario, è utile impegnarsi in attività significative, compresi progetti personali o professionali per il futuro, per il post-Coronavirus, senza avere la pretesa di definire una data precisa. Per chi si annoia può essere l’occasione di dedicarsi ad attività che sono sempre finite in fondo alla lista delle priorità. Questo periodo può rappresentare l’occasione per imparare cose nuove, anche grazie all’infinità di contenuti a diposizione sul web.
Quali sono le problematiche più comuni per cui i pazienti si rivolgono a lei?
Molte persone sono molto in ansia e sono preoccupate per la situazione presente e futura. Hanno parenti risultati positivi o ricoverati. Vi sono persone con una visione molto cupa e negativa. Soffrono per la distanza sociale e per le limitazioni della quotidianità. Hanno situazioni conflittuali in famiglia o hanno figli di varia età da gestire, cui vorrebbero far superare questo periodo nel modo meno traumatico e doloroso possibile.
Come cambierà la percezione della gente verso la propria vita, su cose che prima si davano per scontate ad esempio? Questa esperienza sarà solo negativa o può rivelarsi anche utile dal punto di vista psicologico?
Questo periodo sta inducendo molte persone a riflettere sulla vita, sulle proprie scelte e sullo stile di vita, pertanto è probabile che alla fine dell’emergenza le persone avranno maturato una visione diversa delle priorità e del significato attribuito alla vita stessa. Tuttavia, è prematuro dire se tali cambiamenti di prospettiva saranno stabili o meno. I momenti difficili, tuttavia, possono portare anche a risvolti psicologici positivi, poiché permettono alla persona di mettere in campo risorse personali che non credeva di avere. Le capacità di reinventarsi il quotidiano, di fare fronte a nuove difficoltà, sia di tipo pratico che di tipo psicologico, diventano una ricchezza personale.
Le sedute a distanza con la psicologa sono ugualmente efficaci? È la prima volta che vengono utilizzate? Che strumenti utilizza per le sedute a distanza?
I colloqui psicologici a distanza sono efficaci e sono attualmente indicati dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi come intervento psicologico da privilegiare nei confronti della popolazione. D’altra parte, i colloqui online costituiscono una pratica sempre più diffusa per il supporto psicologico delle persone che, per vari motivi, non possono recarsi nello studio dello psicologo. Nel tempo mi è capitato infatti di fare interventi psicologici a distanza con persone che viaggiano spesso per lavoro, con italiani all’estero, con persone che vivono in zone in cui non sono presenti psicologi o che per motivi di salute o personali non possono allontanarsi dall’abitazione. Gli strumenti più utilizzati per le sedute a distanza con la psicologa sono le videochiamate tramite WhatsApp e Skype, oltre alle tradizionali telefonate.