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Perché un’azienda dovrebbe puntare sull’influencer marketing? Quanto costa a un brand promuovere i propri prodotti tramite post di influencer?
Influencer marketing: perché le persone si fidano di loro?
In un nostro recente articolo abbiamo detto che il 70% dei millennial sono influenzati dai loro pari nelle decisioni di acquisto e sono tre volte più propensi a seguire un influencer al posto di un brand.
Se sei un imprenditore o hai una tua attività e non hai mai contattato un influencer prima d’ora, puoi consultare questa nostra guida che ti spiega i primi passi per cominciare a utilizzare una strategia di influencer marketing.
Il report sull’influencer makering dell’ONIM
Nel nuovo episodio di Marketing Voices di questa settimana commentiamo inoltre il report dell’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing, da cui emerge che:
- su 400 creator intervistati, la maggioranza ha meno di 20 anni;
- i settori più presidiati sono fashion, lifestyle e travel. Food & beverage, beauty e tecnologia, anche se più staccati, sono i più richiesti e rilevanti per i brand;
- Instagram risulta la piattaforma più utilizzata dai creator, con più del 53% delle preferenze;
- contenuti visuali (immagini e stories) sono quelli più utilizzati, assieme all’utilizzo crescente dei video live
- interessante osservare come il 56% preferisca Instagram a YouTube per postare video;
- alto il numero di collaborazioni mensili portate avanti, un’opportunità che può, senza controllo, diventare dannosa per i player in gioco. Il 70% porta avanti da 1 a 3 progetti di collaborazione mensili, con 1-3 post ciascuno;
- il mercato non è ancora focalizzato: nella maggior parte dei casi gli influencer sono gestiti dal personale interno ai brand;
- ancora poca etica nell’influencer marketing: non sono molti i brand e le agenzie che chiedono agli influencer di rispettare le normative pro trasparenza;
- valutando i principali driver che spingono l’influencer ad accettare una collaborazione è facile notare come non ne esista uno prevalente rispetto agli altri, ma che tutti in parte siano oggetto importante di riflessione. Reputazione del brand, compenso e contenuti di rilievo per la propria audience registrano un forte peso, a dimostrazione che non è solo la parte economica a fare la differenza. Da evidenziare il valore della qualità del progetto e quindi del concept, elemento spesso poco considerato dai brand, ma invece in molti casi fondamentale;
- si affermano le collaborazioni retribuite, dimostrazione di un mercato che vuole professionalizzarsi. Non solo compenso economico: prodotti omaggio ed esperienze gratuite sono forme di retribuzione ancora diffuse. La maggior parte dei creator non riesce a mantenersi con le collaborazioni. Il compenso medio richiesto dagli influencer, al di là della piattaforma utilizzata, risulta in netta maggioranza inferiore ai 300€ per post. Interessante vedere come il canale più “caro” risulti essere il blog. Un dato che va in controtendenza rispetto alla diminuzione di appeal del canale, ma che ben si spiega con il maggior impegno e know- how necessario alla realizzazione di un contenuto. Ragione in parte simile per YouTube che vede un 4% attestarsi tra i 600€ e 1.000€ e un 1% addirittura sopra i 2.000€.
Intervista a Davide Pellegrin, titolare di Cryonic Lab, e Margot Ovani, modella e influencer su Instagram
Nell’episodio di questa settimana di Marketing Voices abbiamo chiesto a Davide Pellegrin, personal trainer e proprietario del centro Cryonic Lab in zona Brera a Milano, abbiamo chiesto come mai ha deciso di puntare sull’influencer marketing per promuovere la propria attività.
Mentre con Margot Ovani, che ha più di 100mila follower su Instagram, abbiamo parlato dei lati positivi dell’essere influencer, ma anche di come la popolarità debba essere gestita responsabilmente, dato che ad esempio lei è seguita da molte mamme e ragazze molto giovani.
Mostrarsi in modo autentico è la chiave perché le altre persone ti considerino una di loro e si fidino di te per un parere su un determinato prodotto o servizio. Abbiamo parlato anche di come la generazione Z spesso si faccia un’idea su di te in base a quanti “kappa” fai su Instagram e sull’influenza negativa che può avere la tecnologia sulla psiche degli adolescenti. Ecco perché Instagram la scorsa estate ha deciso di nascondere il contatore dei like sotto ai post.
Puoi ascoltare l’episodio qui sotto o su Apple Podcast e Google Podcast. Clicca su “Segui” per non perderti i prossimi episodi!