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Sebastian Colnaghi è un green influencer. Coniugando passione autentica e conoscenze tecnologiche riesce a sfruttare al meglio le enormi possibilità offerte dai social media: il suo obiettivo è sensibilizzare sull’importanza della sostenibilità e della salvaguardia dell’ambiente.
Ciao Sebastian, parlarci un po’ di te.
Sono nato a Milano il 18 novembre del 2000. Ad appena 20 giorni di vita ero già sul primo aereo per venire in Sicilia, nella bellissima Siracusa. Ho tante passioni, il mare su tutte, che ho scoperto fin da subito, avendo avuto la fortuna di abitare nei mesi estivi in una villetta a poca distanza dalla spiaggia.
Oggi sei un green influencer. Qual è il tuo scopo?
Da qualche anno sono presente su Instagram, dove i miei post hanno da subito ricevuto tantissima attenzione. Il mio profilo Sebastian Colnaghi può contare ormai su oltre 1,7 milioni di follower! Ho deciso di lanciarmi in questo settore per trasmettere messaggi positivi alle persone, cercando di modificare il loro atteggiamento verso l’ambiente.
Tra le altre cose, oltre al mare, ho un’altra passione: gli animali. Specialmente il mondo degli anfibi e dei rettili. Da qualche anno sono entrato in contatto con dei ricercatori e ho iniziato a collaborare con loro prelevando campioni di specie diverse.
Tra le attività che organizzi c’è la pulizia delle spiagge.
Fino dall’età di 8 anni ho preso coscienza dei danni che provocano i rifiuti che si accumulano sulle spiagge. Così ho iniziato a togliere rifiuti, specialmente la plastica, più che altro per evitare che, tornando al mare, possa fare danno all’ecosistema marino. Ricordiamoci solo che, tra le specie marine, le tartarughe sono quelle più a rischio perché ingeriscono rifiuti scambiando magari una busta di plastica per una medusa.
Per me l’estetica della spiaggia non conta quanto la salvaguardia dell’ecosistema marino. Affinché la plastica non possa più tornare nel nostro mare, da circa due anni ho iniziato nella mia città a organizzare proprio degli eventi, sfruttando i social per portare più gente possibile e sensibilizzare soprattutto i giovani sul tema dell’inquinamento del mare. Sono stato intervistato nel programma Linea Verde di Rai 1, con cui abbiamo organizzato una giornata all’insegna dell’ecologia per ripulire un tratto di costa a Siracusa.
Anche se sei giovanissimo, hai già accumulato molte esperienze. Ce ne vuoi raccontare una in particolare?
Come dicevo prima, fin da piccolo sono sempre stato a contatto con il mare. Crescendo ho deciso di approfondire questa passione conseguendo due brevetti di apnea e mi si è aperto un mondo. Ho comprato tutta l’attrezzatura professionale, mi sono subito immerso raggiungendo e superando i 20 m di profondità.
Purtroppo a 25.8 m in apnea ho avuto la sfortuna di subire un incidente. Diciamo che quel giorno ho commesso degli errori che non si devono fare: mi sono allontanato al largo, per mia fortuna con il mio amico Daniele Ianniello, compagno di immersioni (è una delle prime regole quando si vanno a fare immersioni subacquee, avere sempre un buon compagno) e ho deciso di spingermi oltre. Sono arrivato alla profondità più o meno di 23 metri, ne mancavano all’incirca 3 al fondo. Lì non sono riuscito più a compensare e ho fatto l’errore di continuare a scendere perché volevo toccare il fondo.
A 25.8 m segnati dal profondimetro ho sentito distintamente l’esplosione del timpano: mi è entrata l’acqua dentro l’orecchio medio e da lì non ho capito più nulla. Ho iniziato d’istinto la mia risalita. So che quando entra l’acqua dentro l’orecchio medio il freddo improvviso mette in confusione la percezione della propria posizione nello spazio. Infatti sono risalito, ma anziché risalire in verticale, in diagonale. Per fortuna il mio amico Daniele dall’alto ha capito subito che c’era qualcosa che non andava. È sceso, mi ha tirato su e mi ha recuperato. Dopo circa una settimana il timpano si è rimarginato perché si trattava di una piccola lesione, però ancora adesso dell’immersione ho un po’ di timore.
Come ti dai da fare per l’ambiente?
Purtroppo il nostro mare versa in condizioni pietose e chissà come ci ritroveremo tra qualche anno! Quindi dobbiamo agire subito e fare la nostra parte.
Ti faccio un esempio. Circa due anni fa tornando da un’immersione subacquea, arrivando dentro il porticciolo di Ognina, abbiamo visto un subacqueo che praticamente aveva appena preso una tartaruga marina, una Caretta caretta. Se ne stava come adagiata sul fondale. L’abbiamo caricata con noi sul gommone e abbiamo notato subito che aveva praticamente un amo da pesca che spuntava dal retto. Abbiamo avvisato Sea Shepherd, i volontari sono venuti a prenderla e l’hanno portata al centro di recupero della Guardia costiera. Purtroppo le reti dei pescatori e gli ami da pesca alcune volte fanno un danno enorme al sistema marino. Ogni anno quando mi vado ad immergere a Siracusa e dintorni purtroppo trovo anche reti abbandonate… e i pesci continuano a rimanere intrappolati.
Fotografie gentilmente concesse da Sebastian Colnaghi.