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Hai deciso di aderire con la tua azienda alla svolta green. Ma quali sono le regole per comunicare quanto si è green in maniera efficace?
Comunicare quanto si è green: 3 diversi approcci
Non è una scelta così semplice e immediata. Infatti, se guardo in giro per il mondo posso trovare 3 tipi di approccio al tema, completamente diversi tra loro. Tra questi può essere difficile scegliere il migliore. Le possibilità sono:
- Ostentazione ad ogni costo, anche di programmi per il futuro.
- Far vedere i risultati effettivamente ottenuti.
- Agire e basta, senza sbandierare le proprie azioni.
I tre tipi di approccio corrispondono abbastanza bene a tre diverse culture nazionali.
Il primo approccio è quello che potremmo definire “all’americana”. Molte grandi ditte hanno fatto a gara per diffondere i loro piani per un pareggio delle emissioni di CO2 (il cosiddetto carbon offsetting), per rafforzare le proprie credenziali ecologiche.
Di recente Amazon ha annunciato di aver investito in oltre 80 progetti di energia eolica e solare, portando il totale investimento in energie rinnovabili a più di 4 GW. I nuovi progetti serviranno ad alimentare con energia rinnovabile gli uffici, i centri logistici e i data center di Amazon, dando un contributo importante all’impegno di azzerare le emissioni nette di anidride carbonica (CO2) entro il 2040.
Il secondo approccio è quello adottato da molte grandi aziende europee e britanniche, che preferiscono portare a termine un lavoro concreto e successivamente annunciare i risultati ottenuti.
È il tipo di approccio di aziende come Eurostar, che potrebbe dare un contributo decisivo a dirottare molta parte del traffico all’interno dell’Europa dall’aereo al treno: se tutti i viaggiatori tra Londra, Parigi e Bruxelles scegliessero di viaggiare in treno, le emissioni di CO2 sarebbero ridotte di oltre 200.000 t/anno, ma Eurostar evita di farsi bella esibendo questi dati, non ancora raggiunti.
Il terzo approccio è quello che definirei scandinavo. In Svezia aziende come Tetrapak sono carbon neutral dal 2003, ma si guardano bene dai divulgarlo, un poco per la mancanza di standard oggettivi e soprattutto per la convinzione che minimizzare il proprio impatto ambientale rientri nella normale responsabilità imprenditoriale e non sia invece una virtù da esibire con orgoglio.
7 punti per comunicare le proprie azioni green
La nostra raccomandazione, mediata dal libro The green marketing manifesto (2010) di John Grant, è questa: parliamo pure in termini enfatici delle nostre azioni green, ma senza esagerazioni. Evitare di descriverci come santi ci aiuterà a schivare accuse di greenwashing e esposizione eccessiva in caso di passi falsi, sempre possibili.
John Grant (cit.) riassume in 7 punti il modo di comunicare su temi green:
- Spiega in modo semplice come e perché sei cambiato, in risposta a una nuova situazione.
- Sii sempre concreto e trasparente nelle tue dichiarazioni.
- Coinvolgi, motiva e rendi partecipi tutte le persone coinvolte.
- Riferisci i progressi con modestia, senza pretendere di essere da subito un modello di perfezione.
- Parla solo se ti fanno delle domande specifiche.
- Fissa degli standard ambiziosi e rigorosi, difficili da seguire per i concorrenti.
- Se possibile, lascia che siano altri a raccontare la tua storia, come i media o le ONG.
Ricorda sempre che unire un’attività commerciale con l’impegno etico-ambientale non fa di te automaticamente un santo, ma piuttosto ti pone, nell’opinione comune, nella posizione di azienda “abbastanza buona”. Posizione che a ben vedere presenta dei vantaggi, in quanto è più stabile e meno soggetta a valutazioni e a cadute. Ricorda sempre che chi cade dall’alto fa più rumore.